Anita Dadà, icona selfmade

Anita Dadà – freelance pornographer: si presenta così sul suo instagram colei che da molti viene definita «la regina del selfie». Io, ammetto la mia ignoranza, la conoscevo poco, così… le ho chiesto tutto. Persino l’età, scoprendo che tra qualche giorno compirà trent’anni. L’intervista che le ho fatto è stata dunque l’occasione ideale per fare il punto sulla sua vita, sul suo personalissimo modo di rappresentarsi e «vendersi», sui sogni realizzati e sui suoi progetti futuri. — Giulia Rossini

I suoi selfie hanno il potere di incuriosire terribilmente mentre svelano provocanti nudità. Infatti il personaggio di Anita Dadà si riconosce in una donna indipendente da tutto e tutti, anche nella scelta di non mostrare mai il viso nei suoi autoscatti. Ne nasce una fotografia erotica ironica e fresca che attrae pubblico e collezionisti da ogni parte del mondo. «Ho avuto un sacco di pubblicazioni su riviste di fotografia erotica, ma ad oggi il mio più grande desiderio è di essere sulla copertina di Cronaca Vera».

È l’erotizzazione della quotidianità attraverso uno sguardo divertito dalle comuni imperfezioni del reale.
La sua stessa evoluzione in Anita Dadà è singolare e studiata. Anita Dadà, guidata dal suo essere surrealmente erotica, passa attraverso archivi della pubblica amministrazione, webcam e night club.

«Ho cominciato a vendere le mie foto quasi per caso e siccome questa attività era la più redditizia e sinceramente anche la più facile fra tutte le cose di cui mi occupavo, ho piano piano abbandonato il resto. Ho lasciato il Ministero prima che mi scadesse il contratto, ho abbandonato i nightclub e le web chat erotiche perché fondamentalmente mi ero stufata di dividere i miei guadagni con qualcuno, di lavorare per qualcuno. Ho sempre pensato a me stessa come una egocentrica intelligente, colta e raffinata con l’obiettivo primario di essere indipendente da qualsiasi cosa. Come dire, “mi sono fatta da sola”, e sono esattamente come mi volevo, come mi ero prefissata di essere nel momento in cui ho scelto di essere Anita Dadà».

I suoi scatti sono carichi di vita, licenziosità e amore, come quello che appare nelle foto in cui si ritrae con Lulù Draghiza. «…è la mia Proiezione e di cui mi sento Proiezione, vale a dire qualcosa che va aldilà dell’essere amanti, amiche e sorelle. Quando ci incontriamo e decidiamo di farci delle foto insieme non c’è mai niente di pensato e costruito: viene tutto da sé fra le chiacchiere, il vino e l’amore».

E infatti, per quanto il personaggio di Anita Dadà possa sembrare pianificato dalla lucidità della stessa “fotografa/modella” a rendere provocanti i suoi selfie sono soprattutto la spontaneità e la sincerità che trasmettono.

«Io poso esclusivamente per me stessa perché io sola ho chiaro nella mente il modo in cui voglio che appaia quello che voglio mostrare. I miei sono tutti autoscatti, anzi, come si usa tanto dire adesso, sono selfies, tranne alcuni casi in cui chiedo a chi è con me di scattare la foto ma solo dopo che questa è stata concepita nella mia mente».
«È esattamente come nella masturbazione: fai da te e saprai perfettamente come fare!»

Sicura amministratrice di se stessa ha molti progetti da affiancare alle sue quotidiane produzioni fotografiche.

È previsto un disco di cover di canzoni erotiche e un libro sulla sua esperienza di webcam girl e ragazza immagine nei salotti romani.

Nell’attesa, per conoscerla ancora meglio potete visitare il suo blog.

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